Nino Petyx, il barone amico dei poveri. A che punto è la causa di canonizzazione?
Riproponiamo l’articolo di don Luca Camilleri pubblicato nel portale dell’Arcidiocesi di Agrigento del 9/11/2015.
In occasione dell’ottantesimo anniversario della nascita al cielo del servo di Dio, Antonino Petyx (18 ottobre) abbiamo chiesto a padre Gianni Califano O.F.M., Postulatore Generale dei Francescani Minori e postulatore del “nostro” Petyx, di tratteggiare la figura del Servo di Dio e aggiornarci sullo stato della causa di canonizzazione.
Padre Gianni ci vuole tratteggiare brevemente il profilo biografico del Servo di Dio?
Il Servo di Dio Antonino Petyx, nacque il 5 giugno del 1874 a Casteltermini (Agrigento), dal barone Luigi e dalla nobildonna Marianna De Carlo. Fu il secondogenito di dieci figli. Ebbe la sua prima educazione cristiana dai Padri Salesiani di Randazzo (Catania), ove compì gli studi fino all’anno 1885. Qui si distinse, oltre che per lo studio, per la sua singolare bontà.Trasferitosi a Palermo, frequentò il liceo Garibaldi, conseguendo la maturità classica,iscrittosi alla facoltà di legge a Palermo, pur avendo frequentato i corsi e sostenuto i relativi esami non poté conseguire il dottorato per la sopravvenuta morte del padre, che lo costrinse ad interrompere gli studi e ad assumere la responsabilità della numerosa famiglia e l’amministrazione dei cospicui beni paterni. A 22 anni Antonino sposò Maria Felicia Mortillaro dei marchesi di Villarena, donna dì grande carità e pietà. Da questa unione nacquero ben nove figli, di cui due divennero religiose.
Oltre alla famiglia ci furono dei campi in cui il Servo di Dio ha particolarmente profuso la sua opera?
Pur assorbito dai molteplici doveri familiari ed imprenditoriali, Antonino non trascurò mai lo spirito di preghiera, la frequenza ai sacramenti e le pie pratiche della vita cristiana. Anzi il suo apostolato così vario ed impegnativo trovò la fonte nella adorazione eucaristica e nella preghiera. A venticinque anni, entrò nel Terz’Ordine di S. Francesco. Nel frattempo, il Servo di Dio fondava a Bagheria, le “Cucine economiche” per i poveri, affrontando non lievi sacrifici pecuniari. Nel 1904 avvenne qualcosa che lo avrebbe accompagnato tutta la vita, fu fondatore ed animatore della conferenza di S. Vincenzo a Palermo, la prima sotto il titolo dell’Immacolata nel quartiere della cattedrale e poi ben altre 15 nel resto della città senza mai voler accettare la nomina alla presidenza che gli fu più volte offerta. Nel 1908, in seguito al terremoto di Messina e di Reggio Calabria, circa dodicimila profughi affluirono a Palermo e, per molti di questi l’incontro con il barone Petyx fu come il ritrovare un padre o un fratello.
Fu anche impegnato in politica….
Nel 1909, eletto vice presidente dell’Unione Elettorale Cattolica di Palermo, rifiutò la nomina e, pur militando nel Partito Popolare Cattolico, declinò la candidatura al Parlamento nazionale, per non intralciare la sua molteplice attività caritativa. Nel 1911 le molte pressioni di tanti amici lo spinsero ad accettare almeno un mandato in politica e fu eletto consigliere municipale e poi assessore.
Ma fu anche giornalista? Nel 1906 iniziò la pubblicazione del Bollettino della Società di S. Vincenzo dei Paoli che nel 1928 assunse il nuovo titolo “La Carità”.Avendo poi il cardinale Lualdi, Arcivescovo di Palermo, affidato allo studio di don Guido Anichini e di don Luigi Sturzo il progetto di un giornale cattolico palermitano, Antonino Petyx fu tra coloro che si adoperarono per tale attuazione, sostenendo in gran parte l’onere finanziario del giornale. Dal 1910 sostenne con la sua opera il Corriere di Sicilia, fino al 1913, momento della cessazione definitiva della pubblicazione. L’esperienza si concluse per lui con la perdita di gran parte delle sue sostante, molte incomprensioni e critiche. Oltre che del Corriere di Sicilia, Antonino Petyx fu anche redattore capo e scrittore, del periodico Fiamma Serafica. Il 18 ottobre del 1935 Antonino Petyx fu colpito da un male fulmineo ritornò alla Casa del Padre. La sua fama di santità restò viva tra quanti l’avevano conosciuto ed erano stati da lui beneficati. Pertanto si intrapresero i passi per introdurre la sua causa di canonizzazione.
A che punto è l’iter della causa di canonizzazione?
Il processo ordinario di Palermo è durato dal 1968 al 1975, la Conferenza Episcopale Siciliana ha dato il suo placet il 28 febbraio 1984. E la congregazione ha già nominato il relatore.
Cosa si può fare per favorire la Causa?
Il miglior modo per promuovere l’avanzamento della Causa è sostenerla con la preghiera e con opportune iniziative che favoriscano la conoscenza del servo di Dio presso le nuove generazioni e in ambienti sempre più vasti. La sua vita virtuosa di Antonino Petyx, laico impegnato nell’animazione della carità sociale, della cultura e della politica è di grande attualità ed il ricordo del suo esempio può stimolarci ad essere anche noi attenti alle emergenze e alle nuove forme di povertà che ci circondano.
È anche importante comunicare alla Postulazione, sia per iscritto che per email, attraverso il nuovo sito web, eventuali grazie e favori ottenuti per intercessione di Antonino Petyx perché, com’è noto, ai fini della beatificazione è necessario lo studio di un presunto miracolo. I santi sono i nostri amici, i nostri fratelli maggiori che continuano ad accompagnarci nel nostro cammino di fede e possono ottenere per noi, dalla misericordia di Dio, speciali favori nelle necessità. Con questa fiducia continuiamo insieme a lavorare per questa singolare Causa.
Luca Camilleri
Nino Petyx, il barone amico dei poveri. A che punto è la causa di canonizzazione?
Io prego con insistenza che la Chiesa proclama il nostro Servo di Dio Venerabile, perche e un modello evangelico e francescano molto valido per noi tutti. Non solo per la Sicilia ma anche per me in Canada. Vostro Girolamo Collura,o.f.s.,